Ovvero come trasformare gli avanzi della cena del giorno precedente in piatti leggendari, in ricette uniche e personali, e al tempo stesso impegnarsi per un consumo consapevole contro gli sprechi alimentari, mai come in questo momento una scelta indispensabile.
Personalmente vi devo dire che non ho mai sopportato gli sprechi, e fin da giovane ho tentato sempre di riparare tutto cercando di allungare la vita ai prodotti, cosa che ho trovato sempre affascinante nonché eticamente corretta. Questa abitudine l’ho ereditata da mio padre che mi ha anche tramandato una buona manualità che ho migliorato poi negli anni assieme all’affinamento della conoscenza di materiali e tecniche. Risultato? Produrre meno rifiuti e non sprecare denaro.
Al contrario la civiltà dei consumi “usa e getta” va in tutt’altra direzione, ci induce a comprare-usare-buttare con sempre maggiore velocità, e perciò, oggi, uno come me, è un vero criminale che rema contro e che non fa girar l’economia. Quando è proprio l’economia basata sugli sprechi e sull’usa e getta che dobbiamo combattere e sostenere produzioni virtuose; pensate solamente all’annoso problema dell’acqua minerale in bottiglie di plastica, se andate in altri paesi europei come la Germania, l’acqua minerale la trovate quasi esclusivamente in vetro a rendere … saranno tutti pazzi? Eppure funziona e nessuno si lamenta che il vetro pesa.
E se poi spostiamo la nostra attenzione sul settore alimentare, le cose sono ancora più gravi. Si legge su Vanity Food (da Vanityfair.it) una recensione su “Il libro nero dello spreco in Italia: il cibo”, uscito quest’anno a cura di Segrè e Falasconi dell’Universita di Bologna, Facoltà di Agraria, dal quale emerge che ben 450 euro l’anno per famiglia, sono gli acquisti alimentari che dal carrello finiscono direttamente in pattumiera, causa la mala educazione delle famiglie; a questo si aggiungono tonnellate di prodotti ortofrutticoli lasciati a marcire nei campi per motivi perversi di mercato. Per mezzo del website di Vita, la voce dell’Italia responsabile, la Coldiretti ci informa che a finire nella spazzatura è circa il 30% del cibo acquistato e ci ricorda anche che aguzzando l’ingegno possiamo realizzare un’infinità di piatti antispreco senza rinunciare alla qualità e giungendo ad ottimi risultati; in fondo tantissimi piatti tipici delle tradizioni regionali contadine e popolari nascono proprio dalla necessità di riutilizzare gli avanzi, come il pane raffermo e le verdure cotte e crude ed ecco che nascono piatti eccellenti come panzanella e ribollita, e così via ne potremmo elencare in quantità. Il Fatto Quotidiano in un articolo di maggio ci dà numeri ancora più inquietanti; uno studio della FAO ci dice che nel mondo si buttano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, e che nei paesi ricchi si sprecano quantità di cibo pari all’intera produzione alimentare dell’Africa sub-sahariana. Le cause di tutto questo, tante, ma nei paesi sviluppati, sicuramente al primo posto la propensione all’acquisto di quantità di alimenti al di sopra delle reali necessità, indotta dal marketing dell’offerta e del prendi tre paghi due, senza far caso a qualità e scadenze; spesso infatti, ve ne sarete accorti, le promozioni sono strettamente legate all’avvicinarsi della data di scadenza, risultato faccio scorta ma poi non faccio in tempo a consumare e butto via … bella spesa intelligente oltretutto!
Infine, prima di passare al racconto di una proposta concreta di Re-Food, con l’uso di materia prima seconda, vi segnalo il sito www.lovefoodhatewaste.com, che tradotto significa “ama il cibo, odia lo spreco”, made in GB by WRAP, fondata dal governo inglese per una visione del mondo senza sprechi e che usa risorse sostenibili, e per incoraggiare a minimizzare i consumi e a riciclare più cose più spesso. Con una grafica ammiccante dà utilissimi consigli sulla gestione intelligente della risorsa alimentare, queste le rubriche da consultare: porzioni perfette, risparmiare tempo e denaro, ricette, conservare gli alimenti … dunque, buona navigazione e buon divertimento!
Come detto, i piatti nati dal sensato riciclo di avanzi sono infiniti, e per tale motivo sarà necessario fare altre puntate su un argomento che appassiona e coinvolge l’intero pianeta.
Re-Food n.1
Tortiglioni all’avanzo di trota al cartoccio
Questo perché io alcuni pesci preferisco cucinarli al cartoccio, ma va bene ovviamente anche se li avete cucinati al forno a modo vostro. E vi dirò di più, va bene la trota, ma anche l’orata o il branzino e perché no la gallinella, fate voi. Questo tipo di riuso, a mio avviso, conduce ad un risultato così sfizioso, da decidere di far avanzare il pesce di proposito!
Gli ingredienti per due: 1/2 trota piccola cucinata al cartoccio il giorno avanti con relativo sughetto di cottura, un bicchiere di polpa di pomodoro (o pomodoro fresco in estate), olio e.v. di oliva, due spicchi d’aglio, peperoncino, prezzemolo, sale, 1/2 bicchiere di vino bianco secco, 1 etto e 1/2 di tortiglioni
Tritate l’aglio e scaldatelo in padella in due cucchiai d’olio e un peperoncino, buttate la polpa di pomodoro e salate. Cuocete per 5/10 minuti a fuoco medio girando spesso. Aggiungete la polpa di trota spezzettata con suo sughetto e fatela sciogliere per 5 minuti, unite il vino bianco e proseguite la cottura per altri 5 minuti girando e amalgamando il tutto, infine unite anche il prezzemolo tritato. Scolate i tortiglioni al dente e fateli insaporire per due minuti a fuoco acceso, nel condimento.
Gustateveli con il solito giro di olio nuovo sopra … e ci scommetto che starete già pensando che la prossima volta varrà la pena di offrirli ai vostri ospiti!